Arrivati!

Alla fine siamo arrivati. Canterbury, città che da sempre ha esercitato un certo fascino sulla mia immaginazione. L’assassinio di Thomas A Becket, la metà dei pellegrini di Chaucer, l’inizio della Via Francigena… Sono tutti fattori che ci hanno quindi spinti verso queste terre. 

Canterbury è un po’ la Roma d’Inghilterra, sede dell’Arcivescovato (massima carica religiosa anglicana), e della bellissima St. Peter, San Pietro appunto. Con il suo bel gotico, slanciato, questa cattedrale domina l’area denominata precincts, racchiusa da mura, e in cui si ritrovano tutti gli edifici religiosi più importanti, tra cui anche la Lodge, dove abbiamo prenotato il nostro soggiorno per la notte. Un privilegio, perché alle 21:00 gli antichi portoni delle porte delle mura dei precincts vengono chiuse, e solo a pochi è concesso di avere una visione notturna della cattedrale… E una cattedrale gotica di notte ha un fascino decisamente indescrivibile.

Appena arrivati in cattedrale ci ha accolto una celebrazione pasquale. E durante tutta la nostra visita ci hanno accompagnato canti dolcissimi e solenne musica di organo, tanto da quasi farci vivere un’esperienza fuori dal tempo. La cripta semi oscura sotto il coro, e le altissime navate che si perdevano sopra di noi erano lo scenario in cui tutto si svolgeva… E ci siamo ritrovati piano piano a camminare nel medio evo. Un senso di silenziosa devozione ci ha preso e lasciato con il cuore stupito e leggero. Immagino come il povero contadino del ‘300 trovandosi in un luogo così incredibile che al tempo pareva costruito dalla mano di Dio stesso, unito allo stupore fosse rapito da tal timore di Dio che l’esperienza lo lasciasse senza fiato. Non riesco nemmeno ad immaginare quali giochi di luce e ombra fossero possibili in un luogo come questo, in un’epoca che non conosceva la luce elettrica, ma affidava il proprio percepire il mondo alla luce del sole, e a quella del fuoco…

Il labirinto di chiostri e edifici che poi abbiamo visitato, sempre parte del complesso della cattedrale ha chiuso la visita con il pezzo più forte… Arcate ricamate in pietra, cunicoli, colonne e colonnine, porte e giardini, tra rovine e edifici perfettamente mantenuti hanno costituito un momento di sfogo creativo fotografico incredibilmente alto. 

Insomma, anche questo cammino ci ha portato in posti incredibilmente suggestivi e affascinanti. Felice di averlo fatto e felice di averlo condivido con i miei fantastici compagni di viaggio.  

Verso Canterbury…

Quando verso la fine del 1300, il grande poeta inglese Geoffrey Chaucer scrisse il suo capolavoro, “I Racconti di Canterbury”, dando uno spaccato della società inglese dei suoi tempi, l’Inghilterra era profondamente diversa da quella che incontreremo in questo nostro nuovo viaggio diversamente comodo.

Partiremo da Londra, più precisamente da Westminster Abbey, che non è il luogo da cui i pellegrini medievali del racconto di Chaucer partirono, ma è di fatto dove il poeta ora è sepolto. Passeremo però dove la famosa Tabard Inn era (dove tutto ebbe inizio), a Southwark nella zona del teatro shakespeariano Globe, e di lì come i viaggiatori medievali percorreremo la strada che ci divide dalla Cattedrale di St. Thomas A Becket, Arcivescovo martire veneratissimo nell’Inghilterra Medievale.

Perché questo viaggio? Perché Canterbury è da dove parte la via Francigena, piccola parte della quale abbiamo percorso l’anno scorso. Perché i “pellegrini” per eccellenza rimarranno nel nostro immaginario quelli di Chaucer, così diversi tra loro, come siamo noi, così ognuno con storie diverse da raccontare, come siamo noi, così però legati tra di noi nel condividere un’altra esperienza in cammino… Perché anche i pellegrini di Chaucer partirono in Aprile, sfidando le piogge e i venti dell’Inghilterra primaverile. Perché volevamo uno storia a cui ispirarci, ed un percorso che avesse antiche suggestioni. Perché la voglia di fotografare è tanta… e questo percorso univa metropoli, campagna, storia, letteratura e religione in un mix di stimoli, che ha stuzzicato la nostra voglia di raccontare con le immagini.

L’aereo ci aspetta stasera, siamo ancora presi da mille preparativi… ma domani si farà veramente sul serio.

Rimanete sintonizzati!

 

In Principio…

Whan that Aprill, with his shoures soote
The droghte of March hath perced to the roote
And bathed every veyne in swich licour,
Of which vertu engendred is the flour;
Whan Zephirus eek with his sweete breeth
Inspired hath in every holt and heeth
The tendre croppes, and the yonge sonne
Hath in the Ram his halfe cours yronne,
And smale foweles maken melodye,
That slepen al the nyght with open ye
(So priketh hem Nature in hir corages);
Thanne longen folk to goon on pilgrimages
And palmeres for to seken straunge strondes
To ferne halwes, kowthe in sondry londes;
And specially from every shires ende
Of Engelond, to Caunterbury they wende,
The hooly blisful martir for to seke
That hem hath holpen, whan that they were seeke.

Traduzione:

Quando in Aprile le dolci piogge cadevano
E penetravano la siccità di marzo alla radice, e tutte
Le vene erano impregnate di umore in tale potere
Da portare al generarsi dei fiori,
Quando anche Zeffiro con il suo fiato dolce
Ha esalato aria in ogni bosco e in ogni brughiera
Sopra i teneri germogli, e il nuovo sole
Ha percorso la sua metà del cammino in Ariete,
E gli uccellini hanno fatto melodia
Che dormono tutta la notte con gli occhi aperti
(Così la natura li punge nei loro cuori impegnati)
Allora la gente va lontano in pellegrinaggio
E i pellegrini (vanno) lungamente alla ricerca di lontani santuari
Variamente noti, si trovano in contrade forestiere,
E specialmente, fin dalle più lontane parti
Dell’Inghilterra, loro si recano a Canterbury
Per visitare quel santo benedetto martire, che veloce
Ha dato loro il suo aiuto quando erano malati.

(Geoffrey Chaucer, The Canterbury Tales)

Cosa rimane e cosa no!

Si fanno sempre le somme alla fine di ogni esperienza. Chi si porta a casa immagini, chi sensazioni, chi chiarimenti etc. Ma Giorgio ed io la vediamo un po’ diversamente. La verità per noi e’ questa, forse meno romantica, ma molto molto reale!Monica si porta a casa da questo viaggio nell’ordine: dolori ai piedi, vesciche ai mignoli, vescica plantare, dolore alle ginocchia, eritema solare alle gambe, una notte di disordini intestinali, gonfiore ai piedi, puntura di insetto al viso, graffi da rovi e rossori da zaino sulle natiche! Il suo viaggio e’ stato scandito dalle 10 piaghe e pare le abbia passate tutte!! Ora pare attenda la beatificazione, se non altro da parte dei suoi 3 compagni di viaggio che preferivano comprarle un vestito piuttosto che pagarle una cena!
Per contro, Giorgio NON si porta a casa: un pantaloncino che ha utilizzato come sciarpa (è mistero ancora il motivo e dove l’abbia lasciato), un carica batterie che si farà spedire presso un altro albergo, due pacchi di pile nuove, una maglietta gialla che ha lavato con tanta perizia e lasciata su una ringhiera (Marco ne conserva foto), due paia di infradito (uno si e’ rotto, quello nuovo faceva male), una bandana, un coltellino svizzero multiuso ( utilizzato per tagliarci la pizza nel penultimo alloggio e ivi rimasto!), una borraccia.
Si noti che il coltellino svizzero ha fatto passare 10 minuti di tensione al nostro Giorgio perché all’ingresso di San Pietro gli zaini dovevano passare sotto il metaldetector e lui, convinto di averlo ancora con sé, ha sudato come pochi e versava in evidente stato di agitazione per la paura di essere fermato. Al controllo invece passo’ indenne, e Giorgio se ne uscì pure con la frase: “che controlli del cavolo!” . Invece, grazie al cielo l’aveva perso e lo scoprimmo solo successivamente alla visita alla chiesa quando, una volta in camera, Andrea chiese a Giorgio di prestargli il coltellino multiuso per tagliare un laccio!
Quindi Monica nel complesso del viaggio ha superato le 10 piaghe e Giorgio per compensazione ha perso 10 oggetti della sua dotazione da viaggio! Monica deve ammettere che avrebbe preferito perdere 10 kg di peso, piuttosto che provare tutte le piaghe, mancavano le stigmate e il gioco era fatto, Santa subito!! Ma vediamola così: Monica ha avuto dieci e Giorgio ha dato dieci, da veri pellegrini, abbiamo dato e abbiamo ricevuto!